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STEM è meraviglia!

C’è una scintilla che accende la passione per le discipline tecnico-scientifiche e la stessa continua a brillare negli occhi delle professioniste che lavorano all’industria del futuro.

Mar 2020

Oggi, persino il DNA di realtà produttive che nell’immaginario collettivo richiamano la più tradizionale industria (come una fonderia ad esempio) può essere trasformato grazie all’innovazione tecnologica. Proprio di recente, abbiamo raccontato come Avio Aero a  Borgaretto sia stata capace di rivoluzionare alcuni processi produttivi che duravano da oltre un secolo, adottando la stampa 3D e proiettandosi verso una fonderia sostenibile.

Lo spirito innovativo ha aperto questa trasformazione, ma la scintilla che l’ha fatta passare dallo stato teorico a quello concreto è immancabilmente frutto della brillantezza del team di professionisti che ha realizzato il nuovo processo. Uomini e donne con percorsi, esperienze, vocazioni e conoscenze diverse, messe a disposizione di uno scopo comune.

E proprio di quel team fa parte Jenny Mauguen: francese di nascita, italiana di adozione e giapponese per fascinazione, Jenny è Process Manufacturing Engineer nello stabilimento torinese di Borgaretto. “C’è una parola in francese, ‘emerveillement’, che si può tradurre ‘meravigliarsi’: ecco, secondo me la cosa importante è non smettere mai di farlo, ogni giorno, nel proprio lavoro.”

Jenny, di cosa ti occupi in Avio Aero?

“Curo l’andamento dei processi di produzione, in particolare i processi di fusione e colata di alluminio e magnesio, e della qualità delle anime (i calchi per la fusione, ndr.) in sabbia che vengono prodotte tramite la nuova tecnologia di stampa 3D. Usando dei coefficienti di performance e facendo formazione continua agli operatori, devo assicurarmi che il processo produttivo sia eseguito nel modo corretto e secondo il know-how. Oltre a questo, sono costantemente alla ricerca di nuovi metodi di controllo per implementare e migliorare i processi produttivi, con l’obiettivo continuo di facilitare il lavoro complessivo e assicurare la qualità del prodotto finale.”

 

Raccontaci il tuo percorso formativo e professionale…

“Sono entrata in Avio Aero per uno stage di 6 mesi nell’area manufacturing, oggi compio 2 anni in azienda! Sono cresciuta in una famiglia con una naturale predisposizione alla scienza e alla creatività, ho sempre avuto spazio e libertà per scegliere cosa fare e diventare. Inizialmente volevo fare l’architetto, poi mi sono appassionata all’idea di diventare pilota o ingegnere meccanico: sono sempre stata affascinata dagli aerei e dalla tecnologia con cui sono costruiti. Oggi, ritrovarmi a creare anime in 3D come castelli di sabbia, imparare come una lega può rispondere a certe caratteristiche meccaniche, a seconda della sua composizione chimica e della sua struttura metallurgica, è davvero una grande soddisfazione! Ho studiato in Francia, dopo la maturità scientifica ho seguito 3 anni di studi in quella che in Francia chiamiamo ‘classe preparatoire’ - un percorso di insegnamento specifico e molto impegnativo, propedeutico all’inserimento nelle migliori scuole pubbliche e private di ingegneria. Nel 2013 sono entrata all’ ENSMM di Besançon, la scuola nazionale di microtecnica e meccanica, che è un’istituzione nella formazione di ingegneri nel campo dell’orologeria di lusso. Ho avuto l’opportunità di conseguire una doppia laurea all’estero, ho inizialmente pensato di andare a Tokyo. Ma poi, complici una mamma super fan dell’Italia e la voglia di rimanere vicina alla famiglia e agli amici, ho scelto di fare il programma Erasmus Plus al Politecnico di Torino. Qui ho seguito il corso in inglese di laurea magistrale in Mechanical Engineering, e infine ho seguito 6 mesi di ricerca nel dipartimento di Scienza delle Tecnologie e dei Materiali, dove ho fatto la mia tesi di master sulle proprietà della schiuma di alluminio.” 

Chi ti ha ispirato e guidato nel tuo percorso formativo/professionale?

“I miei genitori sono stati entrambi un’ispirazione. Mia madre, insegnante di matematica, femminista e orgogliosa dei suoi studi di matematica, e mio papà con il suo lavoro nell’aereonautica militare, mi hanno sempre spinta ad avere la curiosità di imparare qualcosa di diverso. Mi hanno sempre motivata e dato tutte le possibilità per uscire nel mondo e scoprire diverse realtà. Mio padre mi ha fatto fare paracadutismo a 14 anni e mi ha motivata a fare alcune ore di corso per pilota di DR400, anche se il brevetto rimane tuttavia un sogno nel cassetto. E 10 anni di karate mi hanno insegnato la pazienza, il rigore, la precisione che sono elementi necessari nel mio lavoro.”

Cosa rende stimolante il tuo lavoro?

“Il dinamismo del mio lavoro, la collaborazione con il team e il confronto con i fornitori mi consentono di imparare cose nuove ogni giorno, e così le giornate volano.”

 

"Tante ragazze magari si pongono dei limiti, a loro voglio dire: provate prima di pensare che sia troppo difficile, troppo faticoso o troppo ‘maschile’ … io ce l’ho fatta e non ero la prima della classe!"

Una frase che non ti piace sentire e una frase che ripeti spesso, in ambito lavorativo?

“La frase che preferisco dire e sentirmi dire è ‘Ottimo lavoro!’ Ma anche ‘Grazie, il tuo lavoro è stato molto utile’… Quello che mi piace meno invece - come donna che lavora in un mondo ancora tanto maschile - è se mi ricordano che sono una donna, che magari ho bisogno di aiuto o che certamente sono meno esperta di un collega maschio... Da straniera, mi rendo conto tutti i giorni che la mia capacità espressiva non è la stessa che ho in francese. Quindi faccio molta attenzione alle parole perché una parola sbagliata sul posto di lavoro come nella vita in generale, può cambiare tante dinamiche.” 

Cosa diresti a una giovane studentessa che vorrebbe intraprendere una carriera in ambito STEM?

“Scegli il percorso che ti sembra più difficile, sarà la scelta che ti farà crescere di più. In un mondo come il nostro che offre tante opportunità, bisogna solo saperle cogliere. Purtroppo, tante ragazze si pongono dei limiti senza rendersene conto, e a loro voglio dire provate prima di pensare che sia un percorso troppo difficile, troppo lungo o troppo ‘maschile’ … io ce l’ho fatta e non ero la prima della classe!”

Una passione sorprendente che i tuoi colleghi non immaginano?

“Che sono innamorata del mio lavoro e dalla cultura italiana lo sanno già…allora potrei confessare che sono una nerd fan di manga e anime giapponesi. È una cultura che mi piace, mi affascina e per questo inizialmente avevo pensato di andare a Tokyo per conseguire la doppia laurea all’estero!”